Page 19 - Venerabile
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gli ammalati. Il 3 gennaio 1887, in un clima politico maggiormente rasse-
            renato, poté finalmente ritornare nella comunità redentorista di Pagani (SA)
            per contribuire attivamente alla ripresa della provincia religiosa. Dopo cin-
            que anni trascorsi nella comunità di Angri (SA), insieme al servo di Dio p.
            Giuseppe Leone, fu trasferito a Pagani, dove, per i successivi 20 anni, si
            occupò della formazione degli studenti teologi. Nel 1907, nonostante sof-
            frisse di paralisi progressiva già da 17 anni, fu nominato rettore della casa
            di Pagani e dal 1909 al 1912 ricoprì il ruolo di superiore provinciale.
                Profondamente animato dal carisma redentorista, nell’annunciare il
            Vangelo ai più abbandonati, con sacrificio e grande senso di responsabilità,
            non risparmiò le forze e i talenti ricevuti nel ministero della predicazione,
            nella saggezza del governo, nel testimoniare la carità ai confratelli, nella
            tenacia durante le avversità e nella totale fiducia dell’aiuto di Dio. Consi-
            derato guida spirituale esperta e misericordiosa, usufruirono dei suoi con-
            sigli persone di tutti i ceti sociali: sacerdoti, vescovi, cardinali e i pontefici
            s. Pio X e Benedetto XV. Il beato Bartolo Longo e la sua consorte, la con-
            tessa De Fusco, lo ebbero come confessore e direttore spirituale. L’aiuto
            del p. Losito a Bartolo Longo fu determinante nei momenti difficili durante
            l’edificazione delle opere sociali annesse al Santuario di Pompei (NA), so-
            prattutto per la fondazione dell’Istituto per l’educazione e la salvezza delle
            figlie dei carcerati.
                Nel suo percorso sacerdotale lesse tutto con sapienza cristiana e seppe
            infondere in molte anime l’abbandono fiducioso alla provvidenziale vo-
            lontà di Dio. Il suo motto “Amare e patire” divenne un vero programma di
            vita e lo ispirò in tutte le scelte. La sua spiritualità si manifestò soprattutto
            in un ardente amore per Gesù Eucarestia e in una profonda e filiale devo-
            zione alla Madonna. Alla scuola del mistero eucaristico, egli si pose con
            umiltà accanto ad ogni persona e per tutti fu un servo, un fratello, un padre.
                Riscuotendo la fiducia generale, riceveva molte offerte in denaro, ma
            non ne approfittò mai per scopi personali, anzi era sempre pronto a donare
            anche quel poco che aveva. Fu disponibile a vivere il tempo della sofferenza
            e della prova in una profonda comunione con Gesù Crocifisso e la Vergine
            Addolorata.
                Morì nella Casa redentorista di Pagani il 18 luglio 1917. I suoi resti
            mortali nel 1983 furono traslati nella cattedrale di Canosa.
                In virtù della fama di santità, dal 1937 al 1943 presso la Curia eccle-
            siastica di Nocera Inferiore fu celebrato il Processo Ordinario, mentre dal


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