Vita


LE ORIGINI 1838-1847

1.1 Canosa città natale

Canosa, appare all’improvviso al di là della valle dell’Ofanto a chi, arrivando da nord, attraversa la solitudine piatta e ventosa del Tavoliere e supera le lievi ondulazioni dell’agro di Cerignola. E’ scenograficamente disposta sui fianchi di una collina denominata dei “SS. Quaranta Martiri”. Nei primi decenni dell’Ottocento Canosa è un piccolo centro, quasi una borgata.

1.2 1822 Fiori d’arancio nel Borgo Saline di Barletta

Il cognome LOSITO è alquanto comune nella città di Andria e negli altri centri del barese. Gli antenati di Antonio Filomeno si trasferirono dalla vicina città di Andria a Canosa verso la fine del XVIII secolo. Il padre del Servo di Dio morì il 12 Novembre 1838 all’età di 34. La madre, Maria Celeste RICCO, nacque alle Regie Saline (oggi Comune di Margherita di Savoia, presso Foggia) si unì in matrimonio giovanissima, all’età di 14 anni, con il diciottenne Antonio alle Regie Saline il 1° dicembre 1822. Dalla loro unione nacquero sei figli: quattro maschi e due femmine. Antonio Filomeno, ultimogenito di tale unione, nacque orfano.

1.3 1838 Fiocco Azzurro in casa Losito

Antonio nasce il 16 dicembre del 1838, di domenica, nella casa ubicata di fronte all’attuale monumento pubblico a M. R. Imbriani, La mamma pose a suo figlio lo stesso nome del defunto marito Antonio, accanto a quello di Filomeno. La giovane vedova, in un impeto di fede e di speranza, ebbe ad esclamare: “ Non sarò contenta fino a quando il Signore non avrà fatto Santo questo mio figlio”.

1.4 1839 Iniziazione cristiana

Lo stesso giorno della nascita, il piccolo Antonio riceve il sacramento del Battesimo al fonte battesimale della parrocchia di “San Sabino” dal parroco Giovanni Battista Rossi. Quasi un anno dopo la nascita, il 26 maggio 1839 rinnova il suo incontro con Cristo, ricevendo il sacramento della Cresima da Mons. Giuseppe Cosenza, Vescovo di Andria.

1.5 1842 La perdita della mamma e l’affidamento

All’età di circa 4 anni, Antonio Filomeno perde il sorriso della mamma Maria Celeste che muore a Canosa a soli 33 anni. Dopo la morte della madre, fu affidato alle cure della nonna materna, Maria Antonia Russo, e con i fratelli si trasferì a Saline di Barletta. Sposatasi la sorella Angela, la primogenita, con Nunzio Decorato di Canosa e morta la nonna, tutti ritornarono a Canosa presso la casa della sorella.


VERSO L’ALTARE DI DIO 1847–1862

2.1 La sua formazione

A Saline di Barletta Antonio andava a lezione dal sacerdote don Vincenzo Faggiano di Trinitapoli. Rientrato a Canosa, Antonio vestì l’abito da seminarista presso il nuovo Seminario, allestito in alcuni locali del seicentesco Convento dei Frati Carmelitani Scalzi, Antonio si formò intellettualmente per sette anni nel piccolo episcopio. In seguito frequentò il Seminario diocesano di Andria dove tutto era pronto, finanche il lettino. La sua buona preparazione fu subito notata quando dovette sostenere gli esami, all’età di 17 anni, per essere ammesso nell’Istituto Redentorista di Pagani.

2.2 1855 Un incontro provvidenziale

Ecco come viene raccontata la sua vocazione a Redentorista: “ Era l’anno 1855 quando capitarono di passaggio a Canosa due studenti Liguorini: i due fratelli Nunzio e Vittorio Loiodice di Corato che, accompagnati da un Padre, andavano da Iliceto (provincia di Foggia) a Corato ove aveva sede una casa Redentorista. Facendo sosta a Canosa e andando per il paese, furono visti dal nostro giovane. Questi rimase così colpito dalla loro compostezza, dalla loro umiltà e dal loro mistico raccoglimento che si innamorò dell’abito e delle loro virtù. Fu ammesso in Congregazione e, all’età di 17 anni, entrò nel noviziato di Ciorani. Il 24 dicembre, la vigilia di Natale dello stesso anno, il giovane Antonio veste l’abito religioso di Sant’Alfonso. Pronunciò i voti temporanei: il 24 ottobre 1856.

2.3 1861 Gli studi a Materdomini e la stanza “umida e fredda”

Trascorso il periodo del noviziato e pronunciati i voti, Antonio partì per lo Studentato di Materdomini. Nel giorno di San Giuseppe, 19 marzo 1861, si recarono di buon mattino a Nusco ove Antonio ricevette il Suddiaconato dal Vescovo Mons. Stissia. Allo Studentato il Servo di Dio abitava in una stanza spaziosa, ma umida e fredda. Nell’inverno del 1859, freddissimo oltre l’ordinaria rigidezza di quel clima, molti studenti vennero colpiti da tosse, e abbandonarono quella stanza. Losito, invece, vi restò. Quando il suo stato di salute si fece preoccupante, i suoi Superiori ritennero opportuno mandarlo a Canosa perché si curasse. Il viaggio fu movimentato. Partirono all’inizio di maggio del 1861, incuranti dei pericoli a cui si esponevano.

2.4 1862 Sacerdote di Cristo

Il 15 marzo 1862 con altri compagni andò da Caposele a Nusco per essere ordinato Diacono. Anche questa volta giunse a Nusco dopo un lungo cammino in un clima freddo, per la grande nevicata che vi era stata. Il giorno 5 aprile 1862, di sabato, ascese al Sacerdozio ordinato da Mons. Stissia nella Cattedrale di Nusco. Ordinato sacerdote, restò assegnato alla casa di Materdomini… nella stanza umida e fredda di sempre.


L’APOSTOLATO SACERDOTALE 1862–1882

3.1 1867 Il profeta sulle strade dell’esodo: da Materdomini a Canosa

I primi anni di sacerdozio furono anni di grande sofferenza perché ogni opera di apostolato fu condizionata dai moti politici e sociali. Nel Natale del 1866, dopo aver predicato e concluso la S. Messa, giunse l’ordine di sgombero del Collegio. Dopo alcuni mesi, Padre Losito partì per Canosa a causa della salute cagionevole. Ad Antonio non rimase che aspettare la fine di quella ondata anticlericale che durò circa venti anni. Era l’inizio dell’anno 1867.

3.2 1867 L’apostolato a Canosa

Tornato a Canosa, si ritirò in casa di suo fratello Savino, abitante in Piazza XX Settembre. La cella di Materdomini, forzatamente abbandonata, fu ricostruita prima nel suo cuore e poi nella sua casa. Il suo ministero era per lo più rivolto ad accogliere i peccatori con dolcezza e carità. Particolare attenzione dava ai malati. Nel 1867 si assistette all’invasione delle cavallette. In tale circostanza padre Antonio esortò tutti ad elevare pubbliche preghiere a Dio e si recò continuamente nelle campagne, spargendo ovunque benedizioni. Nel mese di giugno del 1875, il flagello dei bruchi minacciò l’imminente raccolto. Parenti ed amici chiesero la benedizione dei loro campi: Egli pregava e scongiurava. Dopo cinque, sei giorni i bruchi sparirono e/o si tennero lontani dalle terre benedette. Le campagne furono salve!

3.3 1874 La sua "nuova" casa

Per avere maggiore quiete e solitudine, e di trasferirsi nei pressi della Chiesetta rurale della Madonna di Costantinopoli. La sua “nuova” casa divenne presto meta di continui pellegrinaggi

3.4 1876 La grande siccità

Nel 1876 la città di Canosa fu provata più che mai dal terribile flagello della siccità. Padre Losito, , invitò tutti i suoi concittadini a fare penitenza pubblica e privata. Il popolo commosso piangeva e si lamentava. Solo a notte fonda, infatti, la benefica pioggia arrivò e si gridò al miracolo. Quella stessa notte miracolosa, P. Losito pregò a lungo con le braccia in alto, mentre era sul balcone della casa di piazza XX Settembre. Quell’anno i campi secchi diedero un raccolto mai visto prima: quando si trebbiava era più il grano che la paglia ad essere prodotta

3.5 1882 La missione a Francavilla Fontana

Francavilla Fontana (provincia di Brindisi), città di 20.000 abitanti, era già sede di un Collegio Redentorista che, come tanti altri, fu soppresso dalle autorità politiche negli anni della unificazione nazionale. Proprio in occasione della Quaresima del 1882, Padre Losito si trasferì a Francavilla per una missione. Immenso fu il beneficio spirituale della missione.


L'ANSIA RELIGIOSA DI RIENTRARE IN COMUNITA'

4.1 1887 Il convento

Nel 1887 si celebrava il primo centenario della morte di Sant’Alfonso. L’ondata anticlericale si era, intanto, attenuata. Molti Padri, dispersi venti anni prima, furono richiamati nelle rispettive Comunità. Nel marzo 1886 l’appello al ritorno in Congregazione si fece più pressante e a voce di P. Andreoli, il quale gli comunicava: “E Sua Reverendissima, che fa? Nulla mi dice del suo ritorno in Congregazione. Eppure a quest’ora io mi aspettavo averla già tra noi. Che aspetta? Dio la chiama: venga coraggiosamente e con fiducia nell’obbedienza”. Una mattina un telegramma inatteso arrivò a P. Losito: era il P. Andreoli che gli ordinava di riunirsi a Pagani con la sua Comunità. Partì immediatamente, senza licenziarsi e senza salutare nessuno per non avere ostacoli o ritardi alla partenza. Partì alle ore 05.00 del gennaio 1887 per a Pagani. Il bene spirituale operato dal Padre fu veramente tanto sia a Canosa che nei paesi limitrofi. Non ci fu infermo che non invocasse una sua visita, una sua benedizione. Donò tutto a tutti. Certamente la partenza di un uomo di tale importanza esigeva una solenne cerimonia e accorati discorsi di commiato. P. Losito, però, rifiutò tutto questo, preferendo partire di notte nella segretezza.

4.2 1890 Lettere e pellegrinaggi

Da Canosa arrivavano al Servo di Dio molte lettere. Persone, di ogni ceto sociale, gli scrivevano per chiedere consigli e conforto nelle tribolazioni e nelle angustie. Nel 1890 fu colpito da paralisi progressiva; a mala pena riusciva a tracciare la sua firma, che risultava quasi illeggibile. Negli ultimi tempi, ormai impossibilitato, usò un timbro personale autografo. Le lettere del Servo di Dio, rivolte alla cittadinanza, venivano lette pubblicamente in Chiesa e in varie circostanze, per volontà del Sindaco, stampate e, come segno di venerazione, affisse alle mura e distribuite in gran numero. Da Canosa, spesso, si recavano a Pagani suoi compaesani, sacerdoti e laici.


FORMATORE E PADRE

5.1 1891 La malattia lo sorprende nella casa di Angri

Ritornato in Congregazione, risiedette prima nella casa di Angri rimase per quasi cinque anni: dal 1887 sino agli inizi del 1891. Negli ultimi tempi il tremito arrivò a tale intensità che aveva bisogno di un sacerdote assistente. Superiore della casa di Angri era P. Giuseppe Leone, suo confessore. Si concludeva nel 1886 un ventennio di accanito anticlericalismo. Il grande esodo dei Liguorini, iniziato nel lontano 1866, era terminato. Quando nel 1887 il Servo di Dio ritornò a Pagani, subito si pensò a lui per la ricostruzione della provincia e al suo “fare paterno” per la formazione di futuri missionari. Questa carica la mantenne per oltre venti anni, fino al 1907.

Prefetto degli Studenti

Accoglieva gli studenti a braccia aperte con i segni della più viva esultanza. Per il Prefetto i giovani studenti erano come dei figli per i quali prodigarsi, e i futuri giovani missionari dovevano essere gli amici di Cristo. La sua spiritualità ed operosità missionaria diedero nuovo vigore e impulso alla vita e alla missione della Congregazione. La stabilità della carica da lui ricoperta permise una buona riorganizzazione metodologica e spirituale nella formazione degli studenti. La Casa di Pagani, grazie a lui, riacquistò così il suo ruolo centrale nella formazione dei futuri Missionari Redentoristi della provincia di Napoli, riqualificandosi come centro di coordinamento missionario e luogo di studio. Si avverte nella vita del Padre una grande umanità che, gli permetteva di avere un cuore nobile in qualsiasi frangente di vita. Il suo è stato l’atteggiamento di chi accoglie tutto per amore e tutto trasforma per amore. Un tratto particolare della sua fisionomia spirituale era la mitezza e la dolcezza.

5.2 1907 Sacerdote della Carità di Cristo a Pagani

Alle soglie dei settant’anni, nel 1907, fu eletto Rettore della Casa di Pagani. Negli anni precedenti aveva stretto amicizie con personalità eccellenti, quali: sacerdoti, professionisti, uomini politici e alti prelati che accorrevano e da lui ritornavano, con frequenza, per la direzione spirituale. La singolare amicizia con il Santo Padre Pio X, lo portò a chiedere per le sue Chiese e per la sua Congregazione alcuni privilegi. Per la città di Pagani, chiese nel 1908 l’elevazione della Chiesa di S. Alfonso a Basilica Pontificia minore. Verso i poveri non esitava a dare tutto quello che aveva; in tantissime occasioni, persino la propria camicia e le stesse scarpe.

5.3 1908 Prudenza e carità nel governo dei religiosi

Dopo il Padre De Marco, successe nella carica di Provinciale per tre anni dal 1909 al 1912. I suoi religiosi li governò all’insegna del motto programmatico di San Giovanni Evangelista: “ Figlioli, amatevi l’un l’altro.” (2 Gv.5) Il suo fu un governo di pazienza sui confratelli. Il problema delle vocazioni e la preparazione alla vita religiosa e sacerdotale costituirono prioritaria preoccupazione.

5.4 1910 Il rilancio di Materdomini e di San Gerardo

Proprio a S. Gerardo dedicò particolare attenzione e molta venerazione. Fu, per questo, che nel 1910 inviò alcuni padri con l’intento di soddisfare le esigenze del Santuario, di fare accrescere le vocazioni sacerdotali e di incrementare l’attività del Periodico di formazione cristiana della Casa. Nello stesso anno rivolse, un caldo appello ai devoti di S. Gerardo per la costruzione di una nuova Chiesa da dedicare al Santo. Fu ricordato come il più grande Benefattore del Santuario.


QUANDO I SANTI SI INCONTRANO 1902-1917

6.1 1902-1917 L’avvocato Bartolo Longo

I contatti di P. Losito con Bartolo Longo si prolungarono per ben quindici anni, dal 1902 al 1917. Il P. Losito con i sentimenti della speranza cristiana lo animò, lo ingraziò al Papa Pio X, dissipando tutte le calunnie accumulate; gli ottenne dal Sommo Pontefice la grazia di compiere l’ultimo voto del suo cuore, cioè la fondazione dell’Istituto delle Figlie dei Carcerati, che era follia sperare.

6.2 Montemurro: il medico – sacerdote

La conoscenza tra don Eustachio e P. Losito risulta di lunga data. Montemurro, nato a Gravina di Puglia, si laureò in Medicina. Si rivolse a Padre Losito per aiuto e per consiglio, animato dall’intento di fondare la Congregazione dei Piccoli Fratelli del SS. mo Sacramento: un istituto maschile per il culto al SS.mo e di supporto ai parroci nella cura pastorale, ed un istituto femminile per l’educazione delle fanciulle povere.

6.3 1905 Il Papa Pio X

Singolare fu l’amicizia del Padre Losito con Papa Sarto (1903 – 1914), succeduto alla Cattedra di San Pietro dopo la morte di Papa Leone XIII. Fu presentato per la prima volta al Papa il 10 maggio 1905, il Papa, congedandolo, soggiunse: “Venga sempre quando vuole, la porta è sempre aperta per lei”. L’umile figlio di Sant’Alfonso si incontrerà per ben otto volte con il Papa (dal 1905 al 1914), tessendo così tra Roma e Pagani, tra l’appartamento Papale e la celletta del Collegio un solido benché invisibile filo spirituale, fatto di preghiera, di consigli e di conforto tra i due “uomini di Dio”.

6.4 1915 Le relazioni con Papa Benedetto XV

Il suo equilibrio interiore, la sua intelligenza sveglia e positiva, e la sua grande spiritualità furono ammirate dai due grandi Pontefici Pio X e Benedetto XV. Al nuovo Vicario di Cristo, eletto il 13 settembre 1914, il Servo di Dio nella sua semplicità fece pervenire come suo dono una cassa di uva eccellente. Con il Sommo Pontefice, la sua agenda registrerà solo due udienze: la prima il 30 aprile 1915 mentre la seconda il 3 maggio dello stesso anno.


UNA PRESENZA BENEFATTRICE 1905-1914

7.1 1905 Canosa reclama il suo Santo

Nel 1900 il Servo di Dio fu invitato a Canosa per un corso di esercizi spirituali rivolto al popolo. Il ritorno di P. Losito fu deciso. Il 18 maggio verso le 19.00 giunse alla stazione di Barletta, ove l’attendeva una marea di gente. Il tanto atteso Padre arrivò all’improvviso a Canosa nel mezzo dì del 19 maggio 1905. Furono distribuiti avvisi per poter sentire la sua parola in Piazza XX Settembre nel pomeriggio del giorno 20. Oltre diecimila persone di ogni età, alla presenza del Sindaco, del Capitolo e di altre autorità, gremivano la piazza.

7.2 1908 Le grandi realizzazioni

Il grande impegno del restauro del Duomo, sollecitato anche dalle autorità civili, vide il concorso e la straordinaria generosità di tutto il popolo che, come attraversato da una febbrile ansia devozionale, compatto concorse alla sua realizzazione. Fece costruire un altare basilicale, in onore di San Sabino Vescovo. Questo impegno verso il Duomo di San Sabino fu scolpito sulla pietra, ad imperituro ricordo. Così si legge lungo i quattro architravi di marmo del magnifico ciborio: “ANN. D. MCMVIII + STIPE CONLATA + POPULUS CANUSINUS CURA PECULIARI P. ANTONIUS LOSITO SS. RED:”

7.3 1912 Il Tempietto dedicato al SS. Cuore di Gesù

In occasione di una ostinata, persistente siccità, migliaia di umili e fervorosi contadini si radunarono in fitte schiere e in veste di penitenti, percorsero con le lacrime agli occhi le vie della città, gridando perdono a Dio. In ginocchio si trascinavano all’ingresso della Chiesa di San Sabino, una preghiera toccò il Cuore di Gesù tanto che in una statua, ai cui piedi un buon numero di fedeli si flagellava, si manifestò visibilmente commosso. La sera del 14 aprile 1912, appena cominciata la funzione di un triduo per la pioggia, al passaggio del SS. Sacramento s’udì un grido echeggiare tra le mura della Basilica di San Sabino: “Miracolo! Miracolo!”. S’era vista, infatti, la statua del Sacro Cuore aprire gli occhi e, dopo un breve tempo, volgere lo sguardo al cielo, indi, chinarlo sulla folla. L’iniziativa lanciata dal Servo di Dio di costruire un tempietto artistico fu subito accolta. Il 14 settembre 1914 fu sciolto il voto del popolo con la solenne inaugurazione del monumento; una lapide di marmo sul muro di destra fu collocata per eternare la memoria, del tenore seguente: LA CITTA’ di CANOSA L’ INSIGNE IMMAGINE DEL SACRATISSIMO CUOR DI GESU IN QUESTA CAPPELLA SPLENDIDAMENTE ORNATA A SPESE DEL PAPA PIO X E DEL VESCOVO STAITI UNITI AL CLERO E AL POPOLO COLLOCO’ PER TRAMANDARE CON SOMMA LETIZIA AI POSTERI PROPUGNACOLO DI FEDE, INCREMENTO DI SPERANZA VESSILLO DI CARITA’ QUEL MIRACOLO MANIFESTO DELL’IMMAGINE CHE VISIBILMENTE COMMOSSA VERSO IL POPOLO GEMENTE ED AFFLITTO DALLA MISERIA LANCIO’ INTORNO LO SGUARDO PENETRANTE/ IL 14 APRILE 1912

7.4 1914 Le Corone auree all’Icona della Madre di Dio Fonte Pietosa

L’ultima venuta del Servo di Dio nella sua città natale fu nell’ottobre del 1914. Una sosta di appena un mese che vide realizzare un “suo ardente desiderio”, cioè quello di incoronare l’icona bizantina della Madre di Dio, sotto il titolo di Fonte Pietosa. Con la somma raccolta, fu possibile affidare a Vincenzo Catello, dell’Istituto Casanova di Napoli, l’incarico di lavorare artisticamente le corone d’oro tempestate di gemme.


LA GIORNATA E' FINITA 1917

8.1 1917 Pagani 18 luglio, ore 09.15

Negli ultimi tempi la malattia si accanì con maggiore crudeltà. Si ammalò gravemente nella Pentecoste del 1917: gli fu diagnosticato un cancro. Alle ore 09.15 Antonio Maria Losito, religioso Liguorino, chiuse la sua esistenza terrena. Morì all’età di 77 anni nel –dies natalis – di San Camillo De Lellis. Vestito in abiti sacerdotali, fu trasportato nella Basilica di S. Alfonso.” La morte del Servo di Dio lasciò un vuoto profondo nell’animo di tutti. Il popolo accorse da ogni dove, fin dalle prime ore del mattino. Si pigiava intorno al cadavere, messo nel mezzo della navata centrale della Basilica Pontificia . A Pagani, quel giorno, vi fu uno spettacolo singolare, un grande avvenimento. Non era un corteo funebre, ma la processione di un “SANTO” che girava per tutta la città piena della sua gente e di tantissimi forestieri. Il feretro attraversò Pagani tra il plauso e il pianto universale, fra due ali di popolo. Prorompente il grido: “ Prega per noi, dacci la Pace di Gesù Cristo” oppure “Un altro Santo è entrato nel Cielo”.